Almeno 180mila posti letto, 1.800 Rsa, strutture residenziali per anziani e disabili, completamente escluse. È il risultato del Decreto Legge 39/2024 (già convertito in legge) che impedisce alle onlus, che gestiscono le Rsa e che non hanno presentato domanda entro il 29 marzo scorso, di poter usufruire del Superbonus 110 per cento attraverso la cessione del credito a banche o a intermediari finanziari. Poiché però le onlus non possono disporre di un credito fiscale scalabile dalle imposte, visto il loro regime di esenzione, impedire la cessione del credito alle banche significa bloccare ogni possibilità di avvalersi del 110 per cento. Perché però il Superbonus è così importante per le Rsa?
«Per due ragioni molto significative», sostiene Luca Degani, presidente di Uneba Lombardia, l’organizzazione che raggruppa enti, istituzioni, associazioni, fondazioni, e imprese sociali operanti nel campo sociale, socio-sanitario ed educativo. Si riferisce a ragioni legate direttamente agli obiettivi del 110: efficientamento energetico e antisismicità. «Migliorare lo stato energetico delle strutture – prosegue Degani – avrebbe potuto garantire a una popolazione grande anziana, sostanzialmente over 85enne e con tre o più patologie, il controllo delle temperature interne di spazi che spesso non hanno un buon livello di regolazione del microclima. A loro volta gli interventi antisismici, pensati nell’ottica del grande anziano e anche del disabile motorio o mentale, sarebbero stati fattori di sicurezza ambientale per soggetti che hanno una bassa mobilità».
I numeri del settore chiariscono come si arriva alle 1.800 strutture escluse dal 110. In Italia, nelle Rsa, ci sono circa 300mila posti letto e in quelle strutture sono impiegati 300mila lavoratori, un mondo che quindi è portatore di un’economia reale senza scopo di lucro; 300mila posti significano 3mila strutture (ognuna di esse impiega in media 100 persone) e di queste oltre 2000 sono gestite da onlus, le uniche che hanno diritto al 110. Di queste ad oggi solo il 10%, cioè circa 200, stanno usufruendo del Superbonus, mentre altre 1.800 sono escluse dallo scorso 29 marzo. L’Italia, tra l’altro è tra gli ultimi in Europa per disponibilità di posti letto. Ha il 7% della popolazione sopra gli 80 anni ma, secondo un’indagine della Liuc Business School, ha a disposizione 18,6 posti letto ogni 1.000 anziani contro una media europea di 43,8. Siamo in vantaggio solo su Grecia, Turchia, Polonia e Lettonia. «Invece di cancellare tutto – conclude Degani – bastava dare la possibilità di scalare il credito del 110 dai contributi pagati ai propri dipendenti, con l’ulteriore vantaggio di diminuire il costo del lavoro e aumentare l’occupazione».